BUSSETO
Busseto è considerata tradizionalmente la patria di Giuseppe Verdi, anche se è noto che il «cigno di Busseto, nacque nella piccola frazione Róncole. Importante centro agricolo della bassa parmense, la cittadina (m 40, ab. 6964;) è ricca di storia e di tradizioni: di origine carolingia, fu per lungo tempo capitale del piccolo stato dei Pallavicino, che ne detennero il dominio dal X al XVI secolo, quando divenne parte del ducato farnesiano; nel '400, periodo di maggiore fioritura, fu dotata di statuti e, nel 1533, Carlo V la insignì del titolo di città.
Il nucleo centrale, fortificato, conserva l'antico impianto ortogonale, mentre delle mura che cingevano la città e delle due porte - una verso Fidenza e l'altra verso Cremona - restano soltanto tretorrioni con beccatelli nel lato meridionale.
Piazza Giuseppe Verdi (A2). Delimitata dalla Rocca, dalla collegiata di S. Bartolomeo, dal palazzo del Comune, e dominata dal monumento in bronzo dedicato al musicista, (opera dello scultore Luigi Secchi, inaugurata nel 1913), si apre al centro dei nucleo storico, risalente al XII secolo.
La Rocca, edificata verso il 1250 e fortificata nel secolo XV con sei torrioni circolari, fu completamente rifatta nel XIX secolo a imitazione dello stile gotico: presenta due torri angolari merlate, la cinquecentesca torre dell'Orologio al centro, e un portico a bifore ornate di fregi e medaglioni in cotto. Nell'interno hanno sede il Municipio e il Teatro Verdi.
Collegiata di S. Bartolomeo (A2). Eretta nel 1437-50 suiruderi della trecentesca chiesa di S. Nicolò e rimaneggiata nel '700, sorge lungo il lato orientale di piazza Verdi. Nella gotica facciata si osservino il portale rinascimentale con decorazioni in cotto, il rosone, e una lapide dei 1584 che ricorda l'incontro tra il papa Paolo III e l'imperatore Carlo V, avvenuto a Busseto nel 1543. L'interno è decorato da eleganti stucchi di gusto rococò: nella 1a e nella 4a cappella destra, si ammirano due opere di G.B. Draghi, rispettivamente la tela dell'Assunta (1704) e l'affresco che orna la cupola, raffigurante anch'esso l'Assunta; sempre nella 4a cappella i 15 tondi coi Misteri del Rosario sono attribuiti a Vincenzo Campi. Degli affreschi di Michelangelo Anselmi che ornavano la 4a cappella sinistra rimangono le figure monumentali di sette Padri e dottori della Chiesa, inquadrati da una ricca architettura dipinta. Dalla navata destra si accede all'oratorio della SS. Trinità, originario del XII secolo, dove si può osservare sulla parete del coro la Trinità con le Ss. Lucia e Apollonia, opera del 1579 di Vincenzo Campi.
Sul lato meridionale di piazza Giuseppe Verdi prospetta il palazzo del Comune (A2), edificio dei XV secolo che conserva un pregevole fregio in cotto nel cornicione. In piazza S. Maria sorge invece la chiesa di S. Maria Annunziata (A2), ricostruita nel 1804 secondo il gusto neociassico del tempo, che custodisce all'interno una bella Annunciazione di Vincenzo Campi, dipinta nel 1581.
Via Roma (A-B2). Lungo questa strada a portici, che collega piazza Verdi a corsoPallavicino, si allineano importanti luoghi di memoria verdiana. Dopo aver superato, al N.115, un palazzetto quattrocentesco con due ordini di finestre e decorazioni in cotto, si incontra palazzo Barezzi (visite:Gennaio, Febbraio, Novembre, Dicembre domenica e festivi 10:00/12:30 - 14:30/17:30 feriali su prenotazione per gruppi (min.15 pax) da Marzo a Ottobre da martedì a domenica 10:00/12:30 - 15:00/18:30), casa del suocero di Verdi, nonché suo primo mecenate, dove il salone al primo piano è sistemato con arredi e oggetti d'epoca. Palazzo Orlandi, un tempo proprietà di Verdi, è sede del Museo dei Cimeli verdiani (visite: aprile-settembre, ore 9.3012.30 e 15-19; ottobre, novembre e marzo, ore 9.30-12, 14.30-17; chiuso in dicembre, gennaio e febbraio), che raccoglie decorazioni, quadri, strumenti musicali e documenti legati al musicista. Sempre lungo via Roma si trova il palazzo del Monte di Pietà (1679-82), sede della biblioteca del Monte, istituita nel 1768, cui si accede da una porta laterale: con i suoi oltre 35 000 volumi, disposti in scaffalature seicentesche provenienti dal collegio dei Gesuiti, e alcuni rari incunaboli, è la seconda per importanza della provincia.
Villa Pallavicino (BI). Preceduta da un monumentale padiglione d'ingresso in stile rococò, sorge al termine di un viale alberato che si stacca a destra di corso Pallavicino, ormai al di fuori del nucleo storico di Busseto. Al centro di un ampio giardino, cinto tutt'intorno da un fossato, si innalza l'interessante complesso cinquecentesco, attribuito al Vignola, formato da cinque corpi disposti a scacchiera e comunicanti tra loro attraverso loggiati passanti; gli affreschi della volta e delle lunette del corpo centrale risalgono agli ultimi anni del XVI secolo. All'interno della villa è allestito ilMuseo Nazionale Giuseppe Verdi, www.museogiuseppeverdi.it.
Mobili antichi, dipinti e ceramiche sono conservati nelle sale del corpo anteriore destro, le cui volte sono decorate da affreschi attribuiti a Ilario Spolverini e da stucchi realizzati nei primi anni del '700. Nel corpo anteriore sinistro della villa le sale sono affrescate da G.B. Draghi e ornate di stucchi settecenteschi; la piccola ed elegante cappella, decorata di stucchi barocchetti, la sala adiacente, con alcova riccamente stuccata, custodiscono numerosi cimeli di Verdi, tra cui una spinetta dell'inizio del XIX secolo. Una scala con pregevole ringhiera in ferro battuto porta agli ambienti del primo piano, anch'essi decorati da raffinati stucchi del '700 e affreschi di G.B. Draghi, nei quali, oltre a opere e arredi dei secoli XVII-XIX, si trova una ricca collezione di opere di Isacco Gioacchino Levi, pittore locale.
S. Maria degli Angeli (C 1). Quasi di fronte alla villa si erge il gotico complesso francescano, eretto tra il 1470 e il 1474 per volere dei figli di Orlando Pallavicino, Gianlodovico e Pallavicino. All'esterno si noti il bel portale con fregio in terracotta e le absidi poligonali. L'opera più importante custodita nello spoglio e severo interno è, in fondo alla navata sinistra, il Compianto su Cristo morto , gruppo in terracotta policroma realizzato nel 1476-77 da Guido Mazzoni: la tradizione vuole che nelle sembianze di Giuseppe d'Arimatea e di Nicodemo siano ravvisabili quelle di Gianlodovico e Pallavicino Pallavicino. Nell'ultima campata della navata destra. il frammento di un affresco staccato, raffigurante Cristo caduto sotto la croce e la Veronica, è attribuito ad Antonio Campi.
Per gli orari aggiornati delle visite ai luoghi verdiani contattare il sito www.bussetolive.com